Dopo aver visitato con profonda commozione e rispetto le tormentate balze del Monte Ortigara, dove si consumò inutilmente il sacrificio di così tante giovani vite umane, andiamo ora a conoscere i luoghi immediatamente di fronte all'Ortigara, dove si erano acquartierate le truppe italiane.
Ho già ricordato come gli italiani, sospinti dagli austro ungarici quasi fino
all'estremo lembo orientale dell'altipiano nel corso della Strafeexpedition,
una volta esauritasi quest'ultima, fossero passati al contrattacco inseguendo
il nemico in ritirata fino alla linea già stabilita di resistenza che andava appunto
dal Portule fino al Passo dell'Agnella con i formidabili e super trincerati Monte Chiesa, Monte Forno, cima Undici, Campigoletti e per ultimo Monte Ortigara.
Dal luglio 1916 fino al 10 giugno 1917, data di inzio della battaglia dell'Ortigara, i due eserciti si erano fronteggiati con schieramenti che distavano fra di loro da poche decine a qualche centinaio di metri.
I preparativi per la battaglia che, nei desideri dello Stato Maggiore italiano, doveva riconquistare tutte le posizioni perdute nel giugno 1916 e respingere
gli imperiali fino al Vezzena, furono molto laboriosi e complessi anche per
l'eccessivo numero di truppe mobilitate, considerata la natura del terreno che non facilitava certamente il passaggio di tanti uomini e relativi mezzi.
Uno dei maggiori problemi che incontrarono gli opposti eserciti era rappresentato dalla quasi totale mancanza di acqua su tutto l'Altipiano.
A questo si pose riparo con la costruzione di un elevato numero di acquedotti, di cui si possono ancora trovare le tracce, che pompavano l'acqua dal fondo valle verso l'alto, dove furono costruiti serbatoi di raccolta
per la successiva distribuzione ai vari reparti.
Davvero c'è da essere ammirati a vedere come furono affrontati e risolti enormi problemi di logistica, con centinaia di strade militari e di teleferiche costruite dappertutto sulle montagne, dal Pasubio all'Adamello all'Ortles
Cevedale e fino alle Dolomiti, per portare rifornimenti alle truppe.
Occupiamoci ora della visita a Cima Caldiera che avvenne due giorni dopo
quella dell'Ortigara.
Siamo saliti dal solito piazzale Lozze per lo stesso sentiero che porta all'Ortigara, e poi deviando sulla destra seguendo i cartelli segnaletici.
Ben presto si incontrano le prime trincee, i camminamenti, i muretti di
sassi e le caverne, il tutto immerso in un mare di pino mugo che sembra non finire mai.