Trascurando le opere minori di fortificazione, come quelle del monte Rasta
sopra Camporovere ed altre, i veri forti dell'Altipiano dei Sette Comuni sono quattro e cioè il Verena, il Campolongo, il Corbin e il Lisser, tutti italiani.
Come abbiamo già avuto occasione di dire per il forte Campomolon,
i forti italiani non potevano assolutamente competere con quelli austriaci,
sia per superate tecniche di costruzione che per povertà dei materiali
impiegati. Infatti il materiale impiegato era cemento mischiato a sassi mentre i forti austriaci erano fatti di calcestruzzo armato con poderose putrelle di ferro. In compenso i nostri forti erano abbelliti da inutili ma artistici fregi.
Di conseguenza, dopo un breve periodo di circa un mese dallo scoppio della guerra, durante il quale le artiglierie italiane dei forti Verena e Campolongo
martellarono pesantemente i forti austriaci, i forti italiani vennero rapidamente
messi fuori uso dalle potentissime artiglierie austriache di calibro 305, 381
e 420, poste nei boschi degli altipiani di Vezzena e Lavarone e ben nascoste
agli osservatori italiani.
I forti Corbin e Lisser non ebbero praticamente alcuna parte attiva nel conflitto e anzi furono disarmati portando via i cannoni e sostituendoli con
tronchi d'albero per ingannare gli osservatori nemici.
Questo trucco fu molto utilizzato durante la guerra da entrambe le parti in
lotta e aveva lo scopo di far sprecare preziose munizioni alle artiglierie nemiche.
Il forte Verena
Il forte Verena, che faceva coppia con il forte Campolongo, si trova a nord
dei comuni di Roana e di Rotzo, in cima al monte Verena, alto 2015 metri.
Venendo da Mezzaselva, si raggiunge agevolmente in auto la località Verenetta, dove si parcheggia presso la stazione di partenza della seggiovia
che funziona però solo in inverno.
Noi, essendo settembre, siamo saliti a piedi lungo il sentiero e in parte lungo
la pista da sci.
Arrivati in cima la prima sensazione è di sdegno nel vedere che la stazione di arrivo della seggiovia è stata costruita praticamente appoggiata a una delle
pareti del forte.
Davvero ci si chiede se, con le decine e decine di impianti di risalita che hanno costruito sugli altipiani di Folgaria e Lavarone, era proprio necessario
andare a deturpare la cima di un monte dove si trovano i resti di un così importante manufatto storico, testimone di drammatici fatti d'arme della
Grande Guerra.
Il forte venne costruito sfruttando le sporgenze rocciose della vetta e la vista
è a 360 gradi, dominando la val d'Assa, e i sottostanti forti austriaci Verle,
Spitz di Vezzena e Luserna.
Il forte, soprannominato "Dominatore dell'Altopiano", era armato con quattro cannoni da 149 A collocati in cupole di acciaio girevoli dello spessore
di 18 cm e nelle vicinanze erano posizionate altre batterie di obici di calibro
superiore e cioè da 280.
Il primo colpo di cannone del forte Verena fu sparato all'alba del 24 maggio 1915 ed era diretto contro il forte austriaco Verle sopra al passo Vezzena.
Ad esso ne seguirono altre migliaia dirette contro il Verle e il forte osservatorio dello Spitz di Vezzena che furono molto danneggiati ed ebbero
parecchie vittime fra i soldati delle guarnigioni.
Nel libro di Fritz Weber "Tappe della disfatta", già da me citato nel capitolo
del forte Verle, si racconta l'esperienza allucinante dei soldati austriaci
rinchiusi in quell'immenso agglomerato di cemento armato, che subì un bombardamento durato giorni e giorni, che faceva tremare e vibrare l'intera struttura del forte quando riceveva dei colpi in pieno.
Alcuni colpi fecero saltare le cupole blindate e penetrarono all'interno causando molte vittime.
I cannoni del forte Verle erano di calibro 100 mm e nulla potevano contro
il forte Verena, che per loro era fuori tiro.
Dal Verle vedevano le vampe ed il fumo dei colpi in partenza dal Verena
e contavano gli immutabili 23 secondi che i proiettili impiegavano per percorrere la distanza di otto km circa prima di abbattersi sul bersaglio.
I bombardamenti facevano impazzire gli uomini e ne minavano il morale,
come successe al comandante del forte austriaco Luserna, che non resistette
all'intenso bombardamento proveniente dal forte italiano di Campolongo ed
ordinò di issare la bandiera bianca, poi ritirata dopo che gli stessi forti austriaci Verle e Belvedere aprirono il fuoco contro il Luserna, per impedire
alle fanterie italiane di avvicinarsi troppo al Luserna e di assalirlo.
Il predominio dei forti italiani durò meno di un mese, dopodiché gli austriaci
misero in opera i loro obici e mortai calibro 305 e 381, nascondendoli nei boschi degli altipiani.
Il 12 giugno 1915 un proiettile da 305 sparato da un mortaio Skoda situato
nei pressi di Costalta colpiva in pieno il forte Verena, penetrava facilmente
all'interno ed esplodeva uccidendo sul colpo un ufficiale e quarantotto
artiglieri da fortezza.
Il Verena, la cui capacità offensiva era rimasta intatta, continuò ancora per
qualche tempo l'attività bellica, ma poi venne abbandonato lasciando in loco
solo un osservatorio.
Come gli austriaci, anche gli italiani preferirono utilizzare artiglierie non fisse
come quelle dei forti, ma nascoste nei boschi e mobili, come quelle di Porta Manazzo ed altre.
Durante la Strafexpedition del maggio e giugno 1916 il forte Verena venne
occupato dagli austriaci e rimase in loro mani fino alla fine della guerra.
Il forte Campolongo
Il forte Campolongo è abbastanza vicino al forte Verena e si raggiunge dalla stessa strada del Verena, lasciando l'auto all'inizio di un sentiero che parte sulla sinistra un po' prima della casara Campolongo.
Il sentiero, abbastanza agevole, è quasi tutto nel bosco e si apre solo quando
ci si avvicina alla Cima Campolongo.
Poco prima del forte si può ammirare una vasta cisterna per la raccolta dell'acqua.
Il forte è stato costruito sulla Cima Campolongo, all'altezza di 1720 mt. a picco sulla val d'Astico, che purtroppo quel giorno non si vedeva a causa della foschia, e domina gli altopiani di Tonezza e di Lavarone.
Il forte Campolongo era il gemello del Verena sia come tecnica e materiali
di costruzione che come armamento.
Il fuoco dei suoi cannoni era diretto prevalentemente verso il sottostante
forte austriaco Luserna che fu molto danneggiato.
Anche il Campolongo subì la stessa fine del Verena e cioè venne messo fuori
combattimento dai grossi calibri austriaci e quindi venne sgomberato dagli
italiani che riuscirono a portare via i cannoni.
Venne quindi occupato dagli austriaci durante l'offensiva del maggio/ giugno
1916 e rimase in loro mani fino alla fine della guerra.
Ho appreso di recente che nel 2007 sono iniziati dei lavori di ristrutturazione del forte. Speriamo che questa iniziativa non rimanga isolata.
Il forte Corbin
Il forte Corbin si raggiunge in auto percorrendo una strada sterrata che si diparte dalla strada per il monte Cengio di cui abbiamo già parlato, oppure
per un'altra strada che parte dal comune di Treschè Conca.
Il forte è di proprietà privata e non è aperto tutti i giorni ma solo nei fine settimana e in qualche festività infrasettimanale nel periodo estivo.
Occorre pagare un modico biglietto di ingresso ma ne vale la pena per
godersi la visita del forte e la vista del panorama stupendo sulla val d'Astico e sui monti circostanti.
Mi risultava la presenza di un piccolo museo della Grande Guerra ma sono stato informato dalla proprietaria che tale museo non esiste più, avendo ricevuto la visita dei ladri.
E' stata la conferma del rinnovato interesse per tutto ciò che riguarda la Grande Guerra, anche se il saccheggiare musei non sembra il modo migliore
per promuovere questo interesse storico!
E' comunque certo che esiste un ben avviato mercato nero di cimeli della Grande Guerra.
Per quanto riguarda la partecipazione del forte Corbin agli eventi bellici,
non c'è molto da raccontare in quanto si trovava, come il sottostante forte
Ratti, troppo lontano dalla linea dei combattimenti e quindi venne presto
disarmato dei suoi sei cannoni da 149/A che erano allora troppo preziosi
per essere lasciati inoperosi.
I cannoni vennero sostituiti con tronchi d'albero per ingannare gli osservatori
austriaci e il trucco funzionò facendo sprecare un buon numero di munizioni
ai super cannoni austriaci da 381 e da 420.
Intorno al forte si vedono ancora alcuni enormi crateri lasciati dai proiettili.
Il forte, praticamente disarmato, venne occupato dall'esercito imperiale nel
maggio 1916 e ripreso dagli italiani un mese dopo, al termine della Strafexpedition.
Il forte Lisser
Il forte Lisser si trova sulla cima del monte Lisser alla quota 1633 metri, all'estremità orientale dell'Altipiano, e faceva parte, insieme agli altri due
forti Cima Di Campo (o forte Leone) e Cima Lan, dello sbarramento
Brenta- Cismon. Questi due ultimi forti non si trovano però sull'Altipiano
di Asiago ma sui monti al di là della Valsugana, raggiungibili dalla val Cismon.
L'avanzata italiana in Valsugana rese questo forte praticamente inutile
perchè troppo lontano dalla linea del fronte e quindi venne disarmato dei
suoi quattro cannoni da 149/A sistemati in cupole blindate.
Durante la Strafexpedition del maggio/giugno 1916 venne danneggiato da alcuni colpi esplosi dai 305 austriaci, che lo ritenevano ancora armato.
Dopo i fatti di Caporetto nel novembre 1917 venne occupato dagli austriaci
e rimase in loro mani fino alla fine della guerra.
Il forte Lisser si trova nel territorio del comune di Enego e si raggiunge o arrivando dal Pian della Marcesina o prendendo una strada sterrata che si diparte dalla strada pricipale Enego-Foza.
Dopo un breve tratto la strada (ex militare) è sbarrata e si prosegue a piedi
agevolmente fino a raggiungere prima le caserme del forte e poi il forte stesso
che è nascosto dietro la cima della montagna.
Intorno al forte vi sono i resti metallici di un vecchio impianto di risalita,
abbandonato da tempo ma sufficiente a deturpare il panorama.
La vista dal forte è a 360 gradi su tutte le montagne circostanti,
compreso il massiccio del Grappa e la pianura veneta.