Valsugana e Val Cismon

Queste due valli, dove scorrono rispettivamente il fiume Brenta e il fiume Cismon, non si possono collegare ad eventi decisivi legati alla Grande Guerra, tuttavia in Valsugana in particolare vi furono numerosi scontri e battaglie anche molto sanguinose. Tenendo conto che la Valsugana da una parte conduce a Trento e dall'altra a Bassano del Grappa appare logico che gli austriaci fortificassero in modo poderoso la zona prima dei laghi di Levico e Caldonazzo per bloccare gli italiani nel caso di puntate in direzione di Trento e lo stesso fecero gli italiani nella parte bassa della valle per bloccare tentativi austriaci di sfondamento in direzione di Bassano.
Comunque, fedeli alle strategie belliche di quei tempi, tentativi di sfondamento diretto sul fondovalle non ve ne furono, ma gli attacchi vennero concentrati sulle fortificazioni esistenti sui monti sulle due sponde del fiume Brenta.
La regola allora era di conquistare le vette prima di passare per le valli; purtroppo a Caporetto le cose andarono diversamente.
Allo scoppio della guerra il confine italo-austriaco era vicino a Primolano dove si possono ammirare, ma purtroppo non visitare all'interno, le imponenti Tagliate della Scala e delle Fontanelle (forti italiani).
Gli italiani avanzarono senza incontrare molta resistenza fino al comune di Strigno mentre gli austro-ungarici si ritirarono verso Levico e Caldonazzo dove esistevano robuste fortificazioni.
Così si creò una terra di nessuno con al centro il principale comune di Borgo Valsugana in cui le pattuglie dei due contendenti si avventuravano di notte in perlustrazione, con occasionali scontri a fuoco.
Durante il giorno la zona era sotto il tiro sia delle artiglierie austriache del monte Panarotta, che era protetto da formidabili trinceramenti corazzati, sia delle artiglierie italiane della prospiciente Val di Sella.
Nell'agosto 1915 le truppe italiane arrivarono ad occupare Borgo Valsugana e la terra di nessuno si spostò dal comune di Marter fino a Levico.
Nell'aprile del 1916 gli italiani iniziarono una serie di attacchi contro le posizioni austriache di Voto e di S.Osvaldo, alla base del monte Panarotta, le quali erano protette da più linee di trincee e di reticolati.
In tale occasione si utilizzò per la prima volta da parte italiana una compagnia di arditi assaltatori, denominata "Compagnia della Morte",comandata dal capitano Cristoforo Baseggio, già distintosi in precedenti combattimenti.
Con il supporto dell'artiglieria della Val di Sella questi arditi andarono più volte all'attacco delle trincee nemiche, riuscendo ad occupare, dopo feroci combattimenti, i trinceroni di Voto e di S.Osvaldo, ma lasciando centinaia di caduti sul campo.
Nel frattempo giungono agli italiani le notizie della imminente grande offensiva nemica, la Strafexpedition, che avrebbe già dovuta iniziare in aprile ed era stata rinviata al 15 maggio solo a causa delle grandi nevicate di aprile che avevano ricoperto le montagne con due o tre metri di neve.
Pertanto gli italiani iniziarono un ripiegamento in direzione di Borgo, abbandonando quelle posizioni che erano state conquistate a così caro prezzo e attestandosi su una più arretrata linea difensiva.
L'offensiva austro-ungarica portò alla conquista di numerose posizioni italiane, come quelle del monte Civeron che è all'incirca sotto l'Ortigara e del monte Salubio sulla riva opposta del Brenta e arrivò anche ad occupare il monte Cima fino alla sua definitiva riconquista da parte degli Alpini del Battaglione Feltre che riuscirono a sconfiggere i famosi battaglioni Honved ungheresi.
Con queste azioni si concluse la Strafexpedition anche in Valsugana con i due eserciti attestati sulle due sponde del torrente Maso fino alla sua confluenza nel Brenta.
La Val Cismon prende il nome dal torrente Cismon che nasce dalle parti di S. Martino di Castrozza e poi scende verso sud, passando per Fiera di Primiero, Fonzaso e, dopo aver formato il lago del Corlo, si butta nel Brenta all'altezza di Cismon del Grappa.
Risalendo la statale della Valsugana verso Borgo si incontrano i resti del forte Tagliata Tombon e proseguendo fino a Primolano si gira a destra in direzione Arsiè e si incontrano subito i maestosi edifici delle Tagliate della Scala e delle Fontanelle.
Ad Arsiè si prende la strada per Col Perer da cui partono le due strade sterrate che portano rispettivamente ai resti del forte Cima di Lan e al forte Cima Campo, quest'ultimo chiamato anche Forte Leone.

Forte (Werk) delle Benne
Sorge sull'omonimo colle sopra la cittadina di Levico Terme in Valsugana e insieme al forte Tenna, situato sulla penisola fra il lago di Levico e quello di Caldonazzo, doveva servire a sbarrare la strada verso Trento ad una eventuale offensiva italiana che non avvenne mai.
Era stato costruito intorno al 1880 e si nota subito la differenza con gli altri forti austriaci degli altipiani di Folgaria e Lavarone, ben più robusti e blindati.
Era armato con due obici da 10 cm in cupole blindate e con quattro cannoni da 12 cm in casamatta.
Allo scoppio della guerra venne considerato troppo antiquato e quindi venne disarmato e utilizzato come deposito militare, mentre i cannoni vennero posti in caverne alla base del colle.

Forte delle Benne
Forte delle Benne
Forte delle Benne
Forte delle Benne
Il cofano di controscarpa
Il cofano di controscarpa
Il fossato
Il fossato
Esterno del forte
Esterno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
La casamatta dei quattro cannoni
La casamatta dei quattro cannoni
La casamatta dei quattro cannoni
La casamatta dei quattro cannoni

Forte Tagliata Tombon (o Tombion)
Sbarrava la strada che da Borgo Valsugana porta a Bassano del Grappa.
Venne occupato dagli austriaci quando gli italiani si ritirarono sul monte Grappa, dopo Caporetto.Dopo la fine della guerra venne effettivamente "tagliato" per allargare la strada che prima passava sotto un arco.

Forte Tombon
Forte Tombon
Forte Tombon
Forte Tombon
Forte Tombon
Forte Tombon
Forte Tombon
Forte Tombon

Tagliate della Scala e delle Fontanelle
Arrivati a Primolano si prende la strada per Arsiè e dopo pochi tornanti si incontrano le due robuste fortificazioni il cui scopo era quello di tenere sotto tiro sia la statale della Valsugana che la strada che scende da Primiero.
Non ebbero parte alcuna nel conflitto e vennero abbandonate dagli italiani in seguito alla rotta di Caporetto.

Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
la cosidetta Caponiera
La cosidetta "Caponiera" che faceva parte della Tagliata delle Fontanelle
la cosidetta Caponiera
La cosidetta "Caponiera" che faceva parte della Tagliata delle Fontanelle
Cartello informativo che narra la storia delle due Tagliate
Cartello informativo che narra la storia delle due Tagliate
Tagliata della Scala
Tagliata della Scala
Tagliata delle Fontanelle
Tagliata delle Fontanelle
Tagliata delle Fontanelle
Tagliata delle Fontanelle
Tagliata delle Fontanelle
Tagliata delle Fontanelle
Tagliata delle Fontanelle
Tagliata delle Fontanelle
Col Perer
Siamo a Col Perer; la strada a fianco della chiesa porta al forte Cima di Campo, ma noi siamo andati prima a vedere i resti del forte Cima Lan, prendendo un'altra strada sulla destra del piazzale.

Forte Cima Lan
Faceva parte dello sbarramento Brenta-Cismon; i lavori per la sua costruzione iniziarono nei primi anni del 1900 e non erano ancora terminati allo scoppio della Grande Guerra.
L'armamento consisteva in quattro cannoni da 149 A in cupole corazzate girevoli più alcune mitragliatrici in postazioni blindate.
Data la sua lontananza dal fronte non ebbe parte attiva nel conflitto; dopo i fatti di Caporetto il forte venne evacuato e fatto saltare per aria per non lasciarlo intatto in mano agli austriaci che avanzavano.
Per arrivare al forte si prende la strada sterrata da Col Perer e la si segue per alcuni chilometri, con una vista splendida sulle Pale di S. Martino, fino al termine della stessa presso una fattoria. Lasciata l'auto si prende un largo sentiero che in una decina di minuti conduce ai resti del forte.
La parte superiore del forte in pratica non esiste più perché sbriciolata dalla esplosione delle mine; sono rimasti quasi intatti il muraglione di sostegno del fossato e un paio di locali nella parte inferiore.
I resti del forte sono immersi in un fitto bosco che sta lentamente insinuandosi fra le suggestive macerie di questo manufatto che non servì allo scopo per il quale era stato costruito e lo stesso si potrebbe dire per le decine e decine di altri forti costruiti sulle nostre montagne dagli opposti schieramenti e di cui, fino a pochissimi anni fa, ignoravo totalmente l'esistenza.

Cartello segnalatore per il forte Cima Lan
Cartello segnalatore per il forte Cima Lan
Il fossato del forte
Il fossato del forte
Il fossato del forte
Il fossato del forte
Il fossato del forte
Il fossato del forte
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Ruderi del forte Cima Lan
Resti del forte invasi dalla vegetazione
Resti del forte invasi dalla vegetazione
Resti del forte invasi dalla vegetazione
Resti del forte invasi dalla vegetazione
Resti del forte invasi dalla vegetazione
Resti del forte invasi dalla vegetazione
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte
Interno del forte

Forte Cima di Campo (Forte Leone)
Si raggiunge in auto per la strada sterrata che parte da Col Perer.
Si trova proprio in cima al colle di cui porta il nome, da cui si può godere di una vista a 360 gradi sulle montagne vicine e lontane.
Il forte, attualmente in fase di ristrutturazione, venne costruito nei primi anni del 1900 ed ultimato prima dello scoppio della guerra.
Era armato con sei cannoni da 149 A e con un certo numero di mitragliatrici in torrette blindate.
Anch'esso, come il forte Cima Lan e anche il forte Lisser sull'altopiano dei Sette Comuni, si trovò troppo distante dal fronte e quindi venne disarmato dei suoi cannoni, sostituendoli con i soliti tronchi d'albero verniciati di nero.
Al momento dei fatti di Caporetto il forte era utilizzato dalle truppe italiane unicamente come magazzino.
Il forte venne occupato dagli austriaci nel novembre del 1917 dopo una resistenza simbolica da parte della guarnigione che venne catturata al completo.

Cartello che illustra la storia del forte Leone
Cartello che illustra la storia del forte Leone
Esterno del forte
Esterno del forte
Esterno del forte
Esterno del forte
Esterno del forte
Esterno del forte
Esterno del forte con mucca al pascolo
Esterno del forte con mucca al pascolo
Il forte con i lavori di ristrutturazione
Il forte con i lavori di ristrutturazione
Il forte con i lavori di ristrutturazione
Il forte con i lavori di ristrutturazione