Sempre da Rovereto parte un'altra strada per la Vallarsa, dal lato opposto
della valle, rispetto a quella percorsa per salire al monte Conizugna.
Dopo pochi chilometri si può ammirare il bellissimo eremo di S.Colombano,
risalente al 1300, incastonato nella roccia, raggiungibile attraversando un ponticello sul torrente Leno; peccato che è quasi sempre chiuso.
Proseguendo e prima di arrivare in località Valmorbia, parte una strada che sale lungo il fianco della montagna e termina dopo alcuni chilometri in una
piccola radura dove si lascia l'auto e si prende una carrareccia che in breve
ci conduce fino ai resti del forte austriaco Pozzacchio.
Questo forte non era ancora terminato quando scoppiò la guerra, comunque
tutta la zona è stata sede di aspri combattimenti; il forte rischiò anche di essere occupato dalle truppe italiane ma riuscì a resistere.
Arrivando ad Anghebeni si può visitare il piccolo cimitero militare italiano
e austriaco e proseguendo si arriva a Pian delle Fugazze dove si trovano
alcuni alberghi che possono servire da base per le escursioni al Pasubio
e alle altre numerose località di notevole interesse storico, come il Corno
Battisti, dove furono catturati Cesare Battisti e Fabio Filzi, poi destinati al martirio a Trento, nel castello del Buon Consiglio.
Esistono almeno tre diverse strade per salire sul Pasubio, ma noi abbiamo scelto la strada delle 52 gallerie che parte dalla Bocchetta
Campiglia raggiungibile in auto dopo il passo di Pian delle Fugazze.
Questa strada venne costruita dal Genio militare italiano nel 1917 allo scopo
di portare uomini e rifornimenti sul Pasubio senza essere esposti al fuoco
nemico. Avendo avuto la fortuna di una giornata di tempo bellissimo, è stata
una passeggiata stupenda sia per la bellezza del panorama che per l'interesse
della strada e delle gallerie che variano come lunghezza da poche decine a
qualche centinaio di metri.( ovviamente è indispensabile avere una buona lampada a pila). Poco prima dell'ultima galleria appare il rifugio intitolato al generale Achille Papa e qui desidero aprire una parentesi.
Prima di incominciare ad appassionarmi alla storia della Grande Guerra in Italia non avevo mai sentito il bisogno di approfondire la conoscenza di alcuni personaggi i cui nomi sono stati adottati per intitolare strade e piazze delle nostre città. Avendo vissuto per diciotto anni a Milano conoscevo via Fabio Filzi, piazza Damiano Chiesa, piazzale Stuparich, solo per fare qualche nome, ma di Loro sapevo solo che erano stati dei patrioti, ignorando le loro azioni e i particolari della loro morte.
Ora, dopo avere visitato le tombe di Fabio Filzi e Damiano Chiesa nel Sacrario di Rovereto, la caverna con il cannone sul monte Zugna dove fu catturato Damiano Chiesa, le celle nel Castello del Buon Consiglio a Trento dove furono imprigionati Cesare Battisti e Fabio Filzi in attesa del "giusto processo", dopo avere visto per caso la lapide che ricorda l'eroica morte di Carlo Stuparich lungo la strada per il forte Corbin sull'altopiano dei Sette Comuni e dopo avere appreso dai libri tante notizie su questi eroi, devo dire che questi nomi che prima erano solo dei nomi ora hanno assunto per me un altro significato.
Tornando al generale Achille Papa, nato a Desenzano del Garda e a cui è intitolata una stradina del centro, ho appreso molto di lui nel libro di Gianni Pieropan "1916 le montagne scottano" e ho letto che cadde nella battaglia della Bainsizza e che venne sepolto nel Sacrario di Oslavia che ho avuto la possibilità di visitare di recente.
Chiusa la lunga parentesi, ritorniamo al Pasubio ; scendendo dalla strada delle 52 gallerie si arriva alle Porte del Pasubio e al rifugio Papa.
Da lì parte uno sterrato che porta al Corno del Pasubio dove si può vedere la caverna che ospitava il Comando Tattico italiano e numerose trincee e altre caverne. Lo spettacolo di desolazione che ci si offre da quella posizione guardando verso i due Denti, (italiano e austriaco) è paragonabile solo a quello della cima del monte Ortigara alle quote 2101 e 2105.
Le rocce e i massi sono tutti scheggiati e frantumati dalle migliaia di granate esplose in quei luoghi e che hanno profondamente ferito e inciso quelle montagne. Per mancanza di tempo non siamo arrivati ai due Denti (sarà per un'altra volta) e siamo ritornati percorrendo la lunghissima ma comoda strada degli Scarubbi che ci ha riportati alla nostra auto.
Sul monte Pasubio e sulle battaglie ivi combattute esistono numerose pubblicazioni sia italiane che austriache, comprendenti anche diari e testimonianze di ex combattenti. L'impressione del lettore di oggi è di stupefazione e di ammirazione verso tutti quegli uomini, spesso solo ragazzi di vent'anni, che per tre anni si sono affrontati su un fronte tutto sommato abbastanza ristretto, dovendo per prima cosa difendersi dalle insidie della natura quali il freddo e le valanghe e poi dal fuoco nemico scavando trincee e caverne dove rifugiarsi con l'illusione di essere al sicuro, smentita poi dalla nuova terribile arma rappresentata dalle mine sotterranee fatte brillare sotto le posizioni nemiche, come il Dente italiano saltato per aria per effetto di una mina austriaca da 50 tonnellate di esplosivo.